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Curiosità | Canto Corale
E' una pratica che appartiene a tutte le civiltà fin dai tempi più remoti, e che ha accompagnato le prime manifestazioni di vita associata dell'uomo, con i canti di lavoro, di guerra, di caccia, i canti religiosi, cerimoniali, funebri, propiziatori, magici ecc.

In occidente, il canto liturgico ha rappresentato per lungo tempo la principale manifestazione vocale, derivata, inizialmente, dagli antichi canti religiosi ebraici. Ma il primo vocalismo che può essere definito artistico si delineò con lo sviluppo della polifonia. Intorno al '500 le donne erano escluse dal canto sacro, e la polifonia affidò le parti di soprano e di alto a uomini che cantavano in falsetto (falsettisti artificiali).

A questi si affiancarono il tenore, con le caratteristiche vocali dell'attuale baritono, e il basso. In Italia, alla fine del '500, i castrati o falsettisti naturali (cantanti che venivano evirati) si sostituirono ai falsettisti artificiali, da cui si distinsero per le particolari capacità di resistenza polmonare, dolcezza, pienezza e duttilità di suono. Tra il '500 e il '600 il repertorio della musica corale si estese al di là della sola liturgia, e nel '700 le opere per coro di Bach e Händel, accompagnate da orchestra, favorirono la nascita dei cori amatoriali, nei quali le donne cantavano le parti per soprano e per contralto.

Sebbene la musica occidentale ne abbia fatto un genere di grande complessità, la pratica del canto corale è diffusa in tutto il mondo, in contesti popolari e tribali come nella tradizione colta. Questi canti possono infatti accompagnare il lavoro manuale, avvenimenti della vita sociale oppure entrare a far parte del rituale religioso. Fra le tante tradizioni di canto collettivo vi sono i cori polifonici e poliritmici della musica africana, le armonie di terze e seste delle zone alpine e slave settentrionali, i canoni per voci femminili dei Balcani, che procedono talvolta per seconde parallele, il canto corale all'unisono che può accompagnare il gamelan indonesiano e, infine, i cori all'unisono e polifonici dell'Oceania. Oltre a rappresentare la cultura e le tradizioni di un paese per mezzo di un repertorio tradizionale, la musica corale ha un posto rilevante anche nell'ambito della comunicazione espressiva individuale e collettiva, contribuendo alla formazione sociale dell'individuo. Il coro è una scuola che educa la persona ad interagire con gli altri membri del gruppo, proprio per mezzo della musica: fondamentale, per un corista, è il controllo dei parametri della propria voce in relazione a quella degli altri, facendo in modo che essa si amalgami e non prevarichi mai sulle altre voci del gruppo.

All'attività corale, inoltre, è riconosciuta una naturale capacità psico – terapeutica nei confronti di alcuni individui. Per lo sviluppo della sanità mentale ed il benessere, le attività creative sono la chiave per il raggiungimento dell'equilibrio psichico. Attraverso esse si può mirare all'evoluzione dell'essere umano nella sua totalità e far emergere tutte le capacità potenziali. Attività come il cantare, suonare, danzare, sono direttamente creative, essendo la musica sì una disciplina mentale che ha bisogno di ordine, di attenzione e concentrazione, ma che permette la manifestazione della propria espressività. La musica esercita un notevole impatto emozionale nell'individuo, e gli permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale. Attraverso la comunicazione analogica ci si esprime con un sistema di simboli più ricco e in più le stimolazioni musicali possono suscitare miglioramenti nella sfera affettiva, motivazionale e comunicativa. La voce è lo strumento musicale che nasce con l'uomo e dentro l'uomo. Per cui si può definire la coralità come il mezzo di espressione musicale più vicino all'uomo: è la comunicazione verbale che si trasforma in musica, per esprimere tutto ciò che non si può dire con le sole parole.
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